Un sabato italiano
Sei qui nel tuo nuovo appartamento seminterrato di 40mq, da poco affittato. Sei qui che metà delle scatole del trasloco è ancora da svuotare e sistemare e l’altra metà vuota è da smaltire e tutte ti tolgono spazio vitale. Sei qui senza il tuo divano letto che se non lo facevi fare su misura non c’entrava nella stanza e devi aspettare ancora tre mesi e dormi per terra su un materasso gonfiabile e nel sacco a pelo, che se ti copri il naso ti scopri i piedi. Sei qui che è quasi un mese che hai un contratto per l’elettricità e ancora uno stramaledetto tecnico di Acea non trova il tempo di venire a darti la luce. Sei qui, al buio, che risparmi le batterie della lampada da campeggio e del cellulare che se rimani senza precipiti indietro nel paleolitico che neanche puoi accendere un fuoco per farti luce, calore e compagnia. Sei qui a leggere vecchi libri digitalizzati sul tuo eReader che ha una sua illuminazione indipendente e una batteria che dura un mese e almeno risparmi la lampada. Sei qui che fuori piove. Sei qui a cenare, a lume di candela e di sottofondo un mp3 di Tom Waits, con monodosi quotidiane del supermercato che il tuo nuovo frigorifero mai acceso è solo un insieme di mensole per appoggiarci scatolette. Sei qui che esci di casa solo per andare a lavorare in una scuola vuota e per procacciarti il pasto quotidiano scansando la gente tra gli scaffali dell’iperDem che è meglio stare riservati col virus che gira e tanto di vita sociale non ce n’era mica troppa neanche prima. Sei qui che ragioni sui guru del pensiero positivo e del “volerepotere” e gli auguri un tampone, quello sì positivo.
E te ne vai a dormire sul tuo materassino, nel tuo sacco a pelo, che sono solo le 22 e tutto va bene.
Sì, in fondo, tutto va bene.