Il pallone gonfiato
Sto imparando. Piano piano. Ogni tanto mi scappa, se qualcuno mi sfruculia, un fallo di reazione, istintivo, anche brutto, ma sto imparando. Non ce l’ho più la rabbia. Non cerco più il nemico fuori di me. Certo, riesco ancora a vedere cosa succede in giro eh! Non mi sono chiuso nell’angoletto a meditare. Ma sto imparando a guardare oltre, un po’ più sopra e un po’ a lato. Guardo in alto per vedere più lontano. Come prendere una mongolfiera. Forse è per questo che qualcuno mi ha scambiato per un pallone gonfiato; tranquilli, non sono io, anche se ho messo su qualche chilo: è solo la mia mongolfiera.
E se mi vedi lassù non è perché sono salito su un piedistallo ma è perché sono appeso come un salame a ‘sto pallone e invece che ruspare per terra a cercare graniglie e lamentarmi dei lombrichi ho puntato il naso e lo sguardo verso lo spazio aperto e le stelle. Non so volare, no. Non ancora. Guardo troppo spesso verso terra, sbatto contro gli alberi e non so dirigere questo pallone. Ma ci sto provando. Giuro. Prima o poi prendo il largo.