Dell’invidia o l’erba del vicino
Che poi, io me lo chiedo spesso, è solo per i miei errori che le cose vanno in un certo modo e non in un altro? Che io veda l’erba del prato del vicino decisamente più verde della mia dipende dal fatto che quel prato è artificiale oppure non sono in grado io di prendermi cura del mio come si deve? Cioè, io so di aver fatto delle scelte in piena libertà (anche se, a volte, non in piena coscienza) che hanno comportato determinate conseguenze e ne prendo atto. Alcune scelte sono state vincenti e molte altre fallimentari. Ma è dipeso solamente e tutto da me? Non esiste forse una componente di casualità imponderabile che agisce ciecamente e fa in modo che i colori dell’erba si distribuiscano un po’ come capita tra un giardino e l’altro indipendentemente dalla cura e dal pollice più o meno verde dei giardinieri? E poi che scelte hanno fatto gli altri, i vicini, quelli col prato verde bello colorato che ci puoi giocare a golf? Eh? Io questo non lo so. Forse stanno facendo anche loro lo stesso mio ragionamento. Non è che, forse, stanno lì a invidiarmi il caminetto in pietra solida che, invece, mi è venuto tanto bene e d’inverno mi tiene caldo e compagnia? Perché io non lo so, in realtà, se quel prato tipo irlandese era nei sogni dei miei vicini. Magari sognavano un bel caminetto in pietra, grande, attrezzato, da farci un fuoco enorme e grigliate succulente, da starci seduti davanti a lasciarsi ipnotizzare dalle fiamme guizzanti che ti arrossano il naso e ti lasciano la schiena al fresco e ti ispirano racconti d’avventura. E invece gli tocca star lì tutte le sante settimane a tagliare e innaffiare l’erbetta e strappare gli infestanti che sennò gli si rovina il prato.
Volete la morale di questo discorso? Davvero?
Eccovela qua: «Non importa se sei un tipo da prato verde o da caminetto in pietra, quando incontri il tuo vicino comincia a invidiarlo che stai certo che anche lui fa lo stesso con te.»