La solitudine
La solitudine è lo stato naturale di ogni essere umano.
Si passa la vita intera cercando un “contatto“, occasioni per rubare un po’ di compagnia.
Ci si illude qualche volta di “essere insieme” ma qualsiasi cosa si faccia la si fa sempre e comunque ognuno per proprio conto.
Siamo isole di un immenso arcipelago.
Quello che ci separa non è un abisso, ma non possiamo comunque attraversarlo perché siamo ancorati al fondo. Possiamo soltanto lanciare dei messaggi alle isole più vicine e sperare di non essere fraintesi perché parliamo lingue diverse.
Esserne coscienti è un passo fondamentale per andare davvero incontro agli altri in modo sano.
Se non si riesce a capire questo si affonda nel disagio e si cerca consolazione in qualsiasi situazione che possa riempire l’illusione di vuoto che ci circonda, a volte goffamente, a volte con tenerezza e, purtroppo, a volte con prepotenza e violenza.
Appropriarsi di questa consapevolezza ci permette di riconoscere in chi ci circonda degli altri “noi stessi” altrettanto soli ma proprio per questo da noi separati e portatori della stessa dignità; diversamente “gli altri” rischiano di essere percepiti solamente come una estensione puramente accessoria e marginale a servizio del nostro io/ego.
Questa percezione distorta ha vari gradi da quello più blando fino al patologico ma è proprio da qui che nascono tutti i mali del mondo.
Solo se riconosciamo la separazione come tale, cioè come dato di fatto, senza attribuirgli uno scopo, saremo in grado di riconoscere l’altro come “altro da noi” con la sua storia e dignità.
La coscienza di essere soli e isolati, paradossalmente, empaticamente, ci consente di avvicinarci agli altri perché ci permette di riconoscerli e instaurare quel tipo di fratellanza silenziosa, complice ed ospitale che troviamo solamente nei solitari attraversatori di deserti e navigatori di oceani.