Gente di mezzo
Noi siamo gente di mezzo, noi.
Noi siamo quelli del baby boom.
Noi siamo quelli concepiti Yesterday, nati con le canzoni dei Beatles, sognando California e cresciuti con Battisti.
Noi siamo quelli che nel ’68 e nel ’77 eravamo troppo piccoli solo per capirla la rivoluzione, quelli che invidiavamo i più grandi con la chitarra e le ragazze sempre intorno. Noi siamo quelli di “o mare nero mare nero mare nè”.
Noi siamo quelli dei fumetti in bianco e nero e a tinte piatte, con i dialoghi e i colori senza sfumature, a contrasti forti.
Noi siamo quelli della tivvù senza telecomando che il telecomando eravamo noi, i più piccoli, a doverci alzare e cambiare canale dal primo al secondo e viceversa.
Noi siamo quelli che, adolescenti, si sono trovati in pieni ’80, nel riflusso gastrico di una società sbruffona e malata con le spalline troppo grandi e canzoni da ballare stretti stretti in casa degli amici.
Noi con i Camperos e con i Fray, noi tozzi e paninari.
Noi siamo quelli delle partite alla radio la domenica pomeriggio.
Noi senza cellulare e le tasche piene di gettoni telefonici.
Noi che non l’abbiamo sposata la banca e firmato il mutuo. Noi che abbiamo creduto in noi stessi e ci abbiamo investito tutto ma proprio tutto.
Noi che ci abbiamo provato e spesso abbiamo sbagliato. Noi che siamo rimasti fuori o ci hanno sbattuto fuori.
Noi che li paghiamo i contributi, anche se lo sappiamo che per noi non ce ne sarà, perché sono la pensione dei nostri genitori.
Noi siamo quelli che le statistiche dei telegiornali ignorano, quelli che se perdono il lavoro non li vuole più nessuno.
Noi siamo quelli troppo qualificati per le aziende, quelli con il curriculum ingombrante, quelli che non avranno mai un lavoro giusto, uno stipendio giusto.
Noi che i nostri figli sono i figli degli amici che i nostri non li abbiamo mai avuti per paura o per stanchezza o perché il momento non era mai quello giusto e c’era altro da fare, il grande progetto, la svolta, la soluzione definitiva a tutti i nostri problemi e invece siamo ancora qui a ricominciare da tre.
Noi che una volta abbiamo preso per la seconda stella a destra e non ci siamo più voltati indietro. Noi che tanti anni fa ci siamo perduti tra i bambini sperduti e ancora siamo lì imparando ad esultare.
Noi che per i vecchi siamo troppo giovani e per i giovani siamo già vecchi.
Noi che a cinquant’anni abbiamo gli stessi occhi di trent’anni fa.
Noi che la vita ha provato a “spiezzarci” in due più volte ma siamo più duri di Rocky e di Rambo e ci rialziamo un’altra volta per prenderle un’altra volta e ancora e ancora fino all’ultima ripresa.
Noi siamo gente di mezzo, noi.
Noi siamo quelli nati con le canzoni dei Rolling Stones, concepiti con Satisfaction ma cresciuti con i Rigueira.
Vamos à la playa, va…
(Salvo Da Pisa, 11/6/2016)