(Ballata di un cane sciolto – J.F. LdS)
«Depresso? Non credo. Questione d’età? Può darsi, dipende da quale età ti accorgi che tutto quello che sta per succedere è già accaduto, che la lotta fra Noi e Loro è parte di un quadro istituzionale, un rituale abusato, di qua l’esibizione della forza pubblica, di là l’esibizione del dissenso. M’interessa soltanto il rifiuto a questo modello di società, l’immenso sconforto non politicizzato che scorre di sotto, nell’inconscio del mondo come un fiume nero, incompreso anche da chi ne è travolto, o mi sorprende quella stellina lassù, la resistente speranza che un nudo sentimento, una nuova passione mondiale, una febbre civile incandescente, trasformi il rapporto fra ricco e povero, fra uomo e uomo, fra te e me.
Questo vecchio plastico di una battaglia, nel mezzo di un Paese Indifferente, fra una generazione al potere e una generazione allo sbando, che oggi si rappresenterà per la milionesima volta, ignorando il Grande Sotto e il Grande Sopra, non è più roba per me. Sono un poeta? Per carità. Un sognatore e un ribelle? Magari. Brucherei beato come una capra l’erba del No. Sono un italiano di 46 anni che ha sbagliato quasi tutto, in famiglia, in amore, in società, nel lavoro, con gli amici, con se stesso e con gli altri. Uno che si è perso per strada infinite volte e per infinite coincidenze si è ritrovato, per assaporare la felicità dell’attimo precedente un nuovo smarrimento.»
(“Ballata di un cane sciolto” – da Jack Folla, Lettere dal silenzio – Diego Cugia)