La facciamo o no ‘sta rivoluzione?
Molti dei miei contatti sul social network sono tra coloro che denunciano lo strapotere mediatico di S.B. Noto che gli stessi, però, spesso e volentieri fanno riferimento nei loro numerosi ed appassionati interventi a trasmissioni televisive e a polemiche collegate. Non so se ci si rende conto della contraddizione… La notizia è di origine televisiva, la discussione è su ciò che avviene sullo schermo. In televisione si parla di televisione.
Su facebook si parla della televisione che parla di televisione. E chi è il padrone della televisione sia commerciale, sia pubblica oggi in Italia? Come viene realizzato il controllo dell’opinione pubblica? Da dove provengono i milioni di euro che finanziano tutto questo potere? È evidente come sia quella scatoletta dei sogni che tiene tutti incollati davanti allo schermo il vero problema: si parla di rivoluzione e nessuno ha il coraggio di farla davvero. Non è difficile, si può fare davvero ognuno nel proprio salotto: staccare la spina. Al di là della pulizia interiore che si può fare spegnendo la tivvù, io sto parlando di una rivoluzione vera ed efficace: far saltare il sistema dell’auditel. È su questo sistema che si basano le tariffe per le inserzioni pubblicitarie che finanziano tutto. È l’auditel che profila l’utente medio e suggerisce cosa mandare in onda e quando e quanto dovrà spendere l’inserzionista… Alcune centinaia di migliaia di televisori spenti e non più riaccesi per un tempo sufficientemente lungo verrebbero sicuramente rilevati statisticamente e farebbero tremare davvero il potere.
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