Bianco Natale, leghisti, clandestini e immigrazione
Quello delle retate con l’etichetta “White Christmas” non può essere considerato un tentativo di soluzione del problema della “immigrazione clandestina” ma è, in realtà, una parte del problema stesso.
Mi spiego meglio…L’emigrazione/immigrazione è una pratica che è incisa nel codice genetico della specie umana: siamo una specie migratoria sin dall’inizio… i nostri antenati partendo a piedi dall’Africa (guarda caso…) hanno colonizzato in pochissime migliaia di anni l’intero pianeta e noi discendenti continuiamo a farlo anche oggi.
Gli esseri umani si spostano. Punto.
L’emigrazione dai paesi di origine, purtroppo, è incentivata da situazioni di “disagio” (guerre, carestie, ecc.) le cui origini sono imputabili al nostro stile di vita occidentale.
L’immigrazione nei nostri paesi dovrebbe essere “governata” in modo illuminato ma non potrà mai essere bloccata o impedita. È come pretendere di fermare un vulcano quando erutta o un terremoto o uno tsunami: è una forza più grande di qualsiasi leggina che i nostri governucoli possano mai escogitare… qualsiasi muro provassimo ad erigere verrebbe inesorabilmente abbattuto dalla pressione umana…
Queste iniziative pubblicizzate con questi nomignoli “razzisti” creano maggiori problemi di quelli che dicono di voler risolvere. Trovano consenso solo grazie ad un atteggiamento di molti italiani costituito da una forte dose di ignoranza generale, pigrizia intellettuale, senso di inadeguatezza di fronte alle cose della vita e grande paura di ciò che non si conosce. Non è un consenso esplicito e convinto al razzismo e al nazismo, è più un lasciarsi scivolare verso ciò che conferma la paura e non impegna troppo l’intelletto e la morale. Molti negherebbero convintamente di essere razzisti. È un cocktail esplosivo che le tesi leghiste sanno sfruttare al meglio. Non tutti negli anni trenta erano in cuor loro fascisti o nazisti eppure quei partiti avevano comunque un consenso reale e popolare altissimo… la maggior parte della gente sapeva ma preferiva girare lo sguardo dall’altra parte confortata dal fatto che tutto quello che succedeva era “legale” e fatto in nome del popolo. Le leggi razziali erano “legali” e venivano applicate da governi legittimati da altissimo consenso popolare: erano forse leggi giuste? Era giusto appoggiare l’applicazione di quelle leggi?
Cosa si potrebbe e dovrebbe fare?
Si dovrebbe agire su due fronti.
Primo, alleggerire le situazioni di disagio nei paesi di origine in modo da rendere più agevole la permanenza delle persone nel proprio paese; e su questo bisognerebbe aprire una discussione a parte.
Secondo, trovare un modo, qui da noi di disincentivare le situazioni di “clandestinità”, semplificando le procedure di regolarizzazione e non criminalizzando la semplice esistenza in vita di persone che non hanno commesso nessun reato se non quello di essere qui (sarebbe questo un reato?).
Purtroppo questo governo e gli altri che lo hanno preceduto non sono stati in grado di fare altro che leggi e leggine generatrici di clandestinità che favoriscono solamente chi si trova nelle condizioni di sfruttare in modo schiavista la manodopera a basso costo di chi come clandestino viene quotidianamente ricattato.
Secondo le leggi italiane È REATO essere qui: esiste, in Italia, il reato di clandestinità.
Ed è proprio questo che è alla base di tutto il sistema di sfruttamento.
È la legge che crea il clandestino che in quanto tale si nasconde e non vuole essere scoperto… diventa allora facilmente sfruttabile come manodopera a basso costo nei cantieri, nei campi, nelle fabbriche, nei laboratori oppure, nei casi peggiori, per fare il lavoro sporco per conto della criminalità.
Alla Lega e agli sfruttatori fanno comodo i “clandestini”, perché generano reddito esentasse e contemporaneamente fanno paura alla gente che porta consenso politico mentre “regolarizzare” e governare seriamente l’immigrazione non conviene né economicamente né politicamente.