La metamorfosi
Il sospetto
Non mi spettinavo più così facilmente come una volta. Ero abituato a spostarmi il ciuffo da davanti agli occhi per vederci meglio e ormai da un pezzo non avevo più problemi di impedimento alla visione. Non avevo più il dilemma che sin dalla più tenera infanzia mi aveva rallentato tutte le mattine: riga a destra, riga a sinistra o riga in mezzo? Non che avessi mai avuto problemi di forfora, ma da qualche anno anche il solo concetto mi era diventato alieno.
Il vento tra i capelli anziché darmi un cinematografico senso di libertà aveva cominciato a provocarmi un abbassamento della temperatura superficiale del cranio al punto da convincermi, nelle fresche sere invernali ad indossare un berretto da sciatore; e pensare che non ho mai voluto portare nessun tipo di copertura in testa perché correva voce che accelerasse la caduta dei capelli. Avevo smesso di andare dal “coiffeur” ripiegando sul più tradizionale “barbiere”: oltre a farmi risparmiare un sacco di soldi, la situazione mi aveva procurato tanto tempo libero in più giacché l’operazione diventava ogni volta sempre più veloce e sempre più automatizzata grazie all’utilizzo di macchinette automatiche in luogo delle artigianali forbici.
Lo sconosciuto
Questa mattina, come tutte le mattine, mi sistemo davanti allo specchio del bagno per la quotidiana rasatura del volto e le tradizionali abluzioni, quando alzando lo sguardo incontro quello di uno sconosciuto mezzo pelato che mi squadra come se si stesse chiedendo chi fossi… Comincio anch’io (sfidandolo) ad osservarlo insistentemente cercando di ricordare dove l’avessi già visto. Mi ricorda tanto qualcuno che dovrei conoscere bene, ma nello stesso tempo ha uno sgradevole aspetto da impiegato postale o da triste contabile che mi impedisce un riconoscimento immediato. La comprensione giunge improvvisa come un parente dimenticato che ti si invita per le feste.
Oh, Kafka!!! Sono diventato calvo!
Ma non calvo come Yul Brinner o Kojak con la forza e la dignità di un importante cranio tondo, lucido e liscio, bensì calvo a metà con la parte superiore del cranio quasi completamente nuda (a parte qualche sparso residuo di vello) e le tempie e la nuca ancora ricoperti di fitti capelli brizzolati. Orrore! Fatico a riprendermi e, come in trance, preso il rasoio elettrico, comincio l’abituale rasatura del mento e delle guance. Rallento, mi fermo, guardo negli occhi lo sconosciuto e lo sfido a fermarmi se solo ne avesse il coraggio.
Decisione
Inserisco nel rasoio il distanziatore che uso solitamente per pareggiare la mia “mefistofelica” barbetta e comincio a passare lo strumento anche sulla testa a partire dalle basette e lasciando a causa dell’inesperienza ampie zone intonse fino a sembrare una sorta di “ultimo dei mohicani ad andare dal barbiere”. Basta! Riduco lo spessore dello strumento al minimo e con andatura metodica e “bustrofedica” pareggio i conti con il mio cranio e ciò che resta dell’antico vello. Ora non riesco a decidermi se il mio nuovo look è più vicino al fascino macho di Bruce Willis con la sua vita spericolata oppure alla simpatia di Claudio Bisio, anche se molto probabilmente la gente troverà più facile considerarmi simpatico come Willis e “duro” come Bisio…