Discorso di fine anno 2014
È con vibrante soddisfazione che mi accingo a auspicare per tutti voi, noi, insomma me, te e tutti quanti, di riuscire finalmente a smetterla con questa storia degli auguri e degli auspici di fine anno che tanto non ci crede nessuno.
Non c’è bisogno che vi ricordi che “chi di speranza vive disperato muore”, che sta facendo un freddo glaciale perché “non ci sono più le mezze stagioni” e che “si stava meglio quando si stava peggio”.
Potrei persino annunciarvi con ottimismo ostentato in faccia ai gufi una grande ripresa economica per il 2015 migliore di quelle precedentemente annunciate per il 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009…
Potrei annunciarvi persino la catastrofe assoluta, il default finanziario, il colpodistato n°418 degli ultimi 6 mesi e la fine del mondo causata da un aumento delle sciekimike se non mi cliccate sulla pubblicità del mio sacroblog.
Potrei far leva sull’amor di patria che alberga in ogni italiano quando ci sono i mondiali di calcio o gli parli dei “due marò” e commuovervi tutti quanti raccontandovi di quando ho eroicamente salvato il micio della vicina dalle grinfie del ricercatore vivisezionatore dirimpettaio che lo aveva sequestrato e voleva aprirlo per vedere con i suoi occhi se dentro aveva davvero un’anima.
Potrei continuare a spararle una più grossa dell’altra in un crescendo wagneriano da far invidia al barone di Munchausen e qualcuno potrebbe addirittura credermi interamente o parzialmente.
Quindi un discorso di fine anno “ad cazzum” come questo ce lo meritiamo tutto.
D’altra parte non è che discorsi più ufficiali o alternativi come quelli del presidente e del grilloparlante alla fin fine abbiano molto più senso di questo mio. Ma qualcuno che ci crederà ci sarà sempre.
Sapete che vi dico?
Voi fate quello che vi pare, cenoni, lenticchie, danze, trenini, botti, bottarelle, perèppereppeppè, meuamìguciàrlibràun, A-E-I-O-U-Ypsilòn, 3, 2, 1, AUGURI!!!
Io ho una certa età, ho già dato e visto di tutto, oggi ho preso freddo, sono febbricitante e mi limito quest’anno ad aspettare.
Che tanto “Ha da passa’ ‘a nuttata (Eduardo)“.
Buon anno e buonanotte!