Facebook è una bella cosa piena di matti
1) Facebook è una gran bella cosa.
Ho ritrovato vecchi amici e parenti.
Ho trovato nuovi amici, e alcuni sono amici veri.
Riesco a mantenere i contatti con le persone a cui tengo e che altrimenti il trantran quotidiano mi farebbe perdere di vista prima o poi.
Mi ricorda i compleanni così non faccio la solita brutta figura per essermeli dimenticati.
È un buon mezzo di comunicazione alternativo al telefono o alla posta.
Posso condividere riflessioni serie o cazzeggiare nello stesso modo senza farmi troppi problemi.
È un modo per farmi conoscere meglio di quanto si potrebbe fare nella cosiddetta “vita reale”.
Insomma mi piace e ci passo un po’ di tempo.
2) Facebook è pieno di matti.
Ho trovato gente completamente fuori di testa, gente che ha perso ogni contatto con la realtà e vive in un un universo parallelo, una bolla virtuale che li isola da tutto il resto. Questi si sono ormai virtualizzati ed esistono solamente sotto forma di bit fluttuanti nella rete tanto che non hanno più un nome vero e nemmeno un volto riconoscibile che non sia quello di qualcun altro.
Altri invece sono affetti da una forma di egocentrismo paranoide per cui ogni parola, ogni frase pronunciata esiste solo in funzione del proprio ego smisurato: non si può dire “Bah” che viene immediatamente considerato un affronto personale anche se quel “Bah” si riferiva, in realtà, a qualcosa sentito di sfuggita alla radio tre giorni prima e scrivendolo in quel preciso momento non si aveva nemmeno idea della presenza su questo pianeta del tizio in questione.
Poi ci sono i maniaci del diario quelli che affermano la propria esistenza rendendo l’universo intero partecipe della loro vita quotidiana sin nei minimi dettagli e ad intervalli di massimo 20 minuti per cui siamo tutti al corrente di quando 3 mesi fa alle 7.30 di mattina hanno sbattuto il mignolino del piede sinistro sullo spigolo del comodino e di quando son stati per tre giorni chiusi nel bagno in balia di una forte dissenteria (auspicata peraltro da una buona parte dei propri contatti); suppongo che tale pratica possa risultare utile come alibi nel caso in cui si abbia prima o poi l’intenzione di commettere un omicidio.
Non dimentico gli animalisti che si dividono in almeno due grandi categorie: i cinofili da adozione con i loro compulsivi e reiterati appelli e i gattofili esoterici i quali basano la propria vita sul dogma per cui un essere umano vale mille volte meno di un felino (e in certi casi non me la sento neanche di dargli torto); non insisto troppo con questi perché sono particolarmente suscettibili e vendicativi.
Altro gruppo molto diffuso è quello dei complottisti: quelli che cercano a tutti i costi di convincerti che il mondo è in balia della Spectre/Bilderberg (variegata organizzazione criminale composta da alieni con gli occhi di coccodrillo, ebrei, banchieri, massoni, gay e meninblack) che cerca di controllarci tutti tramite microchip sottopelle come quelli dei cani e strani gas immessi nell’atmosfera, disegna i cerchi nel grano come il tizio di Mediolanum, si intasca gli interessi del debito pubblico tramite il signoraggio e fa in modo che nessuno conosca l’ennesimo segreto di fatima che se risaputo scatenerebbe l’apocalisse sulla terra.
Parliamo poi dei referendari, quelli che hanno sempre un appello da far sottoscrivere, una causa da perorare, delle firme da raccogliere, ma tante, proprio tante che neanche la fantasia malata e senile di un Pannella ormai alla frutta riuscirebbe a immaginare.
Non dimentico i maniaci della privacy; quelli che sono terrorizzati dalla possibile intrusione di fantomatici enti governativi e non (FBI, CIA, NSA, GdF, Equitalia, WWF e Vaticano) nella propria vita privata leggendo tutto quello che scrivono e pubblicano sul social network e quando prima gli fai notare che “pubblicare” vuol dire “rendere pubblico” e poi gli chiedi perché pubblicano foto private su un social network se non vogliono che vengano viste da qualcuno, danno di matto e ti bloccano immediatamente.
I censurati a priori, quelli che intervengono con commenti aggressivi ad un tuo post e appena accenni ad una doverosa e necessaria risposta urlano alla censura, alla lesione del diritto di opinione e ti accusano di atteggiamento fascista; ma poveretto demente egocentrico presuntuoso che non sei altro, se avessi voluto censurarti ti avrei cancellato subito invece di perdere tempo a risponderti!
Gli attivisti politici con il simbolo del partito nella foto del profilo che pubblicano solo stralci dai giornali e blog della propria parte sono elementi tra i peggiori perché non sono in grado di accettare il contraddittorio esattamente come e quanto gli esaltati religiosi caduti da cavallo e convertiti ad un cristianesimo da rotocalco fatto di santini, madonnine, biondissimi gesù dagli occhi azzurri e inquietanti padripii dallo sguardo torvo.
I profeti del pensiero positivo e del bicchiere mezzo pieno, quelli che l’ottimismo è il sale della vita e ti esortano a svegliarti al mattino sorridendo a tutto persino ai muri e alle zanzare mi danno sui nervi: perché diamine dovrei fissarmi con un bicchiere mezzo pieno quando tu non vedi che la bottiglia è quasi vuota!
Bimbiminkia di ambo i sessi che postano indecifrabili status pieni di “AMMOOOÒ” e “BEEELLAAA” scritti tutti in maiuscolo, infarciti di K, puntini sovrabbondanti e punti esclamativi a gogò.
Lo sfigatissimo dal nome evocativo tipo “Amante Dotato” e la foto del profilo presa dalla patente di Raoul Bova che frequenta i gruppi in cerca di quella figura mitologica il cui nome comincia per “fi” e finisce per “ga” e che commenta compulsivamente ogni post di donna con la stessa frase “aggiungimi che son blokkato”.
La signora matura e annoiata che decide ad un certo punto di rimediare un’avventura anche solo virtuale usando come esche improbabili foto sexy tipo vedo/nonvedo dove ciò che non si vede è proprio la sensualità e ciò che si vede è il ridicolo e una buona quantità di cellulite.
Insomma ce n’è per tutti e per tutti i gusti.
A questo punto non so se tenermeli tra i contatti e trarne ulteriore insegnamento oppure fare un po’ di pulizia e rinnovare col tempo il parco buoi per avere sempre nuovi spunti di riflessione e ilarità.