Non potete fare la Rivoluzione
“Non potete prendere ciò che non avete dato e dovete dare voi stessi.
Non potete comprare la Rivoluzione.
Non potete fare la Rivoluzione.
Potete soltanto essere la Rivoluzione.
È nel vostro spirito, oppure non è in alcun luogo.”
Tratto dal romanzo del 1974 I reietti dell’altro pianeta (Una Utopia ambigua) di Ursula K. Le Guin. Un capolavoro assoluto che travalica i limiti del genere fantascientifico e “parla con voce adirata, compassionevole, saggia, di straordinaria bellezza”.
È la parte finale del discorso di Shevek l’anarchico di Anarres (società povera ma paritaria e senza governi) alla popolazione in rivolta di Urras (il pianeta gemello ricco e governato dal capitale).
Ho letto questo romanzo, la prima volta all’età di 15 anni e l’ultima volta 2 mesi fa e mi ha segnato profondamente sin dalla prima lettura… si sente che è stato scritto da una donna.
Si sente che è stato scritto da una donna perché ha un profumo diverso, ha una prospettiva ad angolo acuto, ha una visione dall’alto, ha i piedi per terra, il cuore in mano e lo sguardo nei cieli… si sente…
Per parlare di vita parla di amore e di bambini, per parlare di morte parla di madri e padri anziani, per parlare di società parla di lavoro e sacrificio volontario, per parlare di scienza parla di tempo.
Un uomo parlerebbe diversamente.
“C’era un muro. Non pareva importante. Era fatto di ciottoli uniti senza pretese, con un po’ di malta. Gli adulti potevano guardare senza sforzo al di là del muro, e anche i bambini non avevano difficoltà a scavalcarlo. dove incontrava la strada, invece di avere un cancello degenerava in una pura geometria, una linea, un’idea di confine. Ma l’idea era reale. E importante. Da sette generazioni non c’era nulla di più importante al mondo di quel muro. Come ogni altro muro, anch’esso era ambiguo, bifronte. Quel che stava al suo interno e quel che stava al suo esterno dipendevano dal lato da cui lo si osservava…”